APP DI INCONTRI: I RISVOLTI PSICOLOGICI
Le app di incontri hanno rivoluzionato il modo in cui cerchiamo l’incontro con l’altro, ma cosa succede davvero nella nostra mente quando scorriamo profili e scegliamo un match?

VANTAGGI E RISCHI
Le app di incontri oggi sono molto diffuse. Spesso rappresentano uno strumento utile per incontrare nuove persone, socializzare o iniziare relazioni.
Ma cosa accade quando ci affidiamo a queste piattaforme in modo automatico, senza renderci conto di come influenzino il nostro modo di relazionarci? Può essere importante considerare non solo le loro ricadute positive, ma anche come possano condurci a modificare il nostro approccio alla relazione, senza esserne così consapevoli. Infatti, pur aiutandoci a compensare le nostre insicurezze e i nostri vuoti, possono rinforzare le nostre fragilità e ostacolare il confronto con la realtà.
FUGA DALLA SOLITUDINE
Un primo aspetto da considerare riguarda l’uso delle app come “antidoto” alla solitudine e al disagio emotivo. C’è chi le utilizza per trovare sollievo, per riempire il silenzio, i momenti di noia, oppure per allontanarsi da emozioni negative come la tristezza o la solitudine. Quante volte cerchiamo una connessione non perché desideriamo l’altro, ma per evitare di sentirci soli? La ricerca di connessione può essere un modo per trovare una consolazione momentanea, tanto che talvolta l’obiettivo non è quello di trovare una vera relazione sentimentale. La presenza reale o virtuale dell’altro ha la funzione di evitare di sentirsi soli, come una sorta di antidepressivo.
CONFERME NARCISISTICHE
Un secondo modo di utilizzo riguarda il bisogno di conferme narcisistiche. Alcune persone usano le app per alimentare il piacere di sentirsi volute, desiderate, apprezzate. Ci stiamo davvero aprendo all’altro o stiamo solo cercando uno specchio che rifletta il nostro valore? In questo caso l’obiettivo diventa piacere ed eventualmente conquistare l’altro. A questo scopo viene promossa l’esposizione continua dell’immagine di sé, mediata da foto, descrizioni, profili che mettono in risalto aspetti idealizzati. Attraverso queste “vetrine” si cerca il riconoscimento esterno, la conferma del proprio valore. Il “like”, il “match”, il messaggio di interesse diventano così segnali concreti di approvazione, ammirazione, rassicurazione. In questo modo le persone rischiano di diventare “trofei” da collezionare. E pur intrattenendo molte relazioni, si sentono comunque sole, perché troppo concentrate sul proprio bisogno di conferma piuttosto che sull’incontro con l’altro.
EFFETTO "SUPERMERCATO"
Un’ulteriore conseguenza dell’utilizzo di queste applicazioni è l’effetto “supermercato”. Le app, infatti, possono spingere a scorrere volti come se si sfogliasse un catalogo, riducendo la persona a un’immagine, a una scheda, a una descrizione.
Cosa significa per la nostra identità essere ridotti a una vetrina? E che impatto ha sul nostro desiderio? In questo processo, è facile proporre un’immagine di sé costruita, artefatta, difficile da sostenere nella realtà. Per questo, spesso si preferisce restare sul piano virtuale, continuare a parlare attraverso lo schermo. L’incontro reale viene evitato o vissuto come una messa in scena. L’app consente una forma di intimità a distanza, che però protegge dal rischio e dalla complessità dell’incontro autentico. Così, il desiderio di sperimentare resta, ma non si affronta ciò che comporta una vera relazione.
UN USO CONSAPEVOLE
Per concludere, le app di incontri non rappresentano un problema in sé: anzi, possono rivelarsi una risorsa utile, soprattutto se consideriamo quanto la tecnologia sia ormai integrata nelle nostre vite in molteplici forme. Non ha dunque senso demonizzarle.
Ma come possiamo stare davvero in relazione, senza delegare tutto alla tecnologia? È importante osservare il modo in cui ci rapportiamo a queste applicazioni. Le app possono offrire un’opportunità, ma anche costituire una seduzione rischiosa, che rende difficile riconoscere i propri bisogni emotivi, facilmente soffocati da rassicurazioni immediate e accessibili. È fondamentale non sostituire l’incontro reale con l’altro con scorciatoie che, talvolta, finiscono per impoverire ciò che richiederebbe tempo, presenza, attesa. Non si tratta di essere “pro” o “contro” le app di incontri, ma credo sia utile interrogarsi su quanto queste filtrino e influenzino il nostro modo di essere. È innegabile, infatti, che occupino ormai un posto significativo nella vita affettiva di molte persone. Mantenere una prospettiva personale su come desideriamo e viviamo l’incontro con l’altro è essenziale, per non lasciarsi schiacciare da modelli dominanti che rischiano di limitare lo spazio delle singole individualità.
