Domande e risposte
SENTO MIA MOGLIE DISTANTE
Ho 48 anni, sono sposato con mia moglie da 29 anni. Ci siamo sposati molto giovani e ci siamo sempre voluti molto bene. Mia moglie é sempre stata restia a esternare l'affettività sul piano fisico e nel tempo ho gestito più o meno esplicitamente i suoi rifiuti o la sua indifferenza (sono sempre stato io a esternare affetto, anche non sessuale). Ora sono arrivato al punto che ho dei momenti di fortissima tristezza solitudine e frustrazione ho provato in tutti i modi: a parlare con lei, a fare finta di niente, a creare situazioni ma nulla. Mi sembra che il nostro rapporto sia simile a quello di due coinquilini dove le priorità sono i figli, la gatta, i genitori, ma mai la nostra coppia o io. Ho capito che non si possono cambiare le persone né si può chiedere loro di cambiare: ma adesso mi sento senza via di uscita quando sono a casa all'improvviso inizio a pensare, divento triste e inizio a piangere, mi sento inutile e impotente. Non vedo vie di uscita e non so proprio cosa fare.
Mi sembra proprio che tu sia arrivato a un limite, a un punto in cui la salita è diventata troppo ripida ed è necessario fermarsi per riprendere fiato e valutare il da farsi. Purtroppo il cambiamento emotivo è un processo lento, possibile solo quando nasce da un desiderio autentico e da una reale disponibilità. I meccanismi emotivi che si sono strutturati nel tempo sono forti e radicati, e non è semplice modificarli.
LA DIFFICOLTÀ DI ESPRIMERE L’AFFETTO
Mi chiedo come mai, per tua moglie, sia così difficile esternare l’affettività. L’affetto, per lei, non sembra essere un linguaggio naturale, ma un linguaggio rischioso, dal quale si tiene lontana. Sembra una donna del fare, una persona che si sente più a suo agio nell’occuparsi degli altri sul piano concreto, più che su quello emotivo. Tu, invece, sembri avere un forte bisogno affettivo, un desiderio di contatto che rende la distanza tra voi ancora più dolorosa.
CRESCERE INSIEME, MA NON SEMPRE NELLA STESSA DIREZIONE
Avete ancora la vita davanti, ma è tanta anche quella che avete già vissuto insieme. Non deve essere stato facile iniziare la vita adulta così giovani: forse, proprio per questo, vi siete trovati presto immersi nelle responsabilità (casa, famiglia, figli). Mi chiedo come sia stata la vostra giovinezza, quel periodo in cui si sperimenta, si esce con gli amici, si assapora l’indipendenza. Vi immagino invece già impegnati in una vita adulta e responsabile. Forse l’impegno precoce ha inciso nel modo in cui avete costruito — e poi vissuto — la vostra coppia.
IL LENTO LOGORIO DELL’INTIMITÀ
Nella coppia l’intimità emotiva, cioè il sentirsi visti e compresi, è un elemento essenziale. Senza questa componente si rischia di essere fagocitati dagli obblighi quotidiani, finendo per concentrarsi sugli altri e poco sulla coppia o su di sé. Vi siete persi come coppia, ma come state voi due singolarmente, come persone? Forse anche tua moglie si è persa. E tu? Mi sembra si sia innescato un lento logorio, fatto di silenzi, distanze e mancate attenzioni, piccole crepe che hanno portato a impotenza e solitudine.
LA PAURA DI PERDERSI
Ti faccio una domanda diretta: tua moglie non ha paura di perderti? Forse molto del vostro rapporto è stato dato per scontato. Tu, al contrario, sembri avere una forte paura di perderla, e questa possibilità appare per te molto destabilizzante.
UNO SPAZIO PER RIPENSARE IL VOSTRO RAPPORTO
Hai mai pensato di proporre un percorso di terapia di coppia? Potrebbe offrirvi uno spazio dove provare a parlarvi di ciò che sta accadendo. Lei ha compreso quanto tu stia male? Sai, a volte non si “sente” non per indifferenza, ma per paura. Spesso è difficile affrontare ciò che spaventa, come l’eventualità di una separazione. È possibile che si siano attivati meccanismi di protezione o evitamento, automatici e inconsapevoli. Forse tua moglie è bloccata in una forma di impotenza, e proprio per questo fatica a muoversi per salvare il vostro rapporto. Credo abbiate bisogno di uno spazio di aiuto per riuscire a parlare davvero di ciò che vi sta accadendo.
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